Un padre che si prende cura di suo figlio (cullandolo, cambiandogli i pannolini, insegnandogli a parlare e a camminare) non fa il mammo, ma esercita il suo ruolo: quello di padre, appunto. In fondo il vero senso della famiglia non è forse quello di sostenersi a vicenda nella cura dei figli (e non solo)? Il ruolo del papà, quindi non è solo quello che ci siamo sentite dire per anni, è una figura genitoriale fondamentale, che seppur nelle differenze fisiche, resta l’altra faccia della medaglia.
Attenzione: questo articolo è dedicato ai papà e alle mamme, ma non vuole in alcun modo giudicare le famiglie monogenitoriali o con genitori dello stesso sesso, anzi, è un’attestazione del fatto che per esser bravi genitori non conta il tuo sesso, o le tue preferenze sessuali, conta l’amore e la cura che dedichi ai tuoi bambini. Scontato?! Non sempre, preferisco precisarlo da subito!
Ci sono, poi, del resto, delle eccezioni: cioè i papà che non sanno o non vogliono farlo. Quali benefici avrà un bambino che è cresciuto con un padre presente? Cosa comporta, invece, crescere con un papà emotivamente assente?
Il ruolo del papà
Partiamo dal presupposto che la figura del papà è fondamentale quanto quella della mamma. Sarebbe il momento di sfatare due (falsi) miti:
- il padre come figura autoritaria che “porta a casa lo stipendio”, mentre ai figli e alla casa ci pensa la donna
- “se ti aiuta con la gestione dei bambini e le faccende domestiche è un mammo!”
Ma come si è arrivati a questi estremi? Come è cambiato il ruolo del papà nel corso del tempo?
Non chiamatelo mammo!
Nel corso della storia si è passati dal padre padrone autoritario al padre escluso, dal padre osservatore al padre partecipe e attivo.
Da colui che si occupava solo del sostentamento economico della famiglia si è arrivati ad una figura che è:
- Guida ed esempio per distinguere il bene ed il male;
- mediatore della realtà esterna;
- contenitore emozionale;
- mediatore dei valori.
Questo cambiamento è dovuto al fatto che gli uomini, oggi, sono più consapevoli del loro ruolo, quindi più presenti nella gestione condivisa della casa e della famiglia. Quando un papà accompagna la figlia a danza, o prepara la cena e lava anche i piatti, viene additato come un mammo. Perché non può semplicemente essere considerato un papà che svolge il suo ruolo, di padre appunto?
Papà non aiuta
Non è, però, neanche corretto dire “il papà aiuta”, perché non è una persona che, di tanto in tanto, bussa alla porta e tra una chiacchiera e l’altra spolvera o cambia un pannolino.
Il padre è un genitore che sa essere presente, che ama e si prende cura dei figli e di chi li ha messi al mondo, perché i compiti e le responsabilità di una casa e di una famiglia non hanno un’appartenenza specifica, associata al sesso, ma vanno equamente divisi (naturalmente ogni situazione familiare ha le sue eccezioni).
Quando nasce un papà
Quando si parla dell’arrivo di un figlio si fa riferimento esclusivamente alla maternità, perché è la donna che lo sente crescere, che vede il suo corpo trasformarsi, anche se il futuro papà le sta accanto e la supporta.
Quando nasce allora un papà? Quando tiene tra le braccia, per la prima volta, il suo bambino e accompagnandolo dolcemente per la mano gli fa scoprire il mondo.
Per questo è importante che l’uomo sia coinvolto fin da subito nella vita del piccolo, tra giochi e coccole, anche se all’inizio è normale si senta escluso ed impacciato.
Al pari della mamma, il papà è una figura importantissima per la crescita del bambino, perché rappresenta un punto di riferimento, qualcuno con cui confrontarsi per sviluppare la propria identità e diventare un adulto consapevole (più sostegno genitoriale per tutti: come funziona?).
Ricorda che entrambi i genitori amano il loro bambino, ma sono due amori che possono essere diversi, e non devono necessariamente esprimersi nello stesso identico modo, purché ci sia armonia e condivisione.
I primi mesi tra allattamento, coccole notturne e babywearing
E già che ci siamo sfatiamo altri miti: anche i primi mesi il ruolo del papà è determinante.
Se si allatta in formula, o con allattamento misto, può godere anche lui la gioia della poppata, o coccolarlo in fase di risvegli notturni, o ancora portarlo in giro di giorno con il babywearing (sì, anche i papà canguro esistono, e portano in fascia: non solo marsupio).
I 2 anni tra giochi e sicurezza!
Nei primi mesi di vita del bambino, la figura del papà si affianca a quella della mamma, mentre dai 2 anni il rapporto con il padre si delinea, diventando determinante per la sua crescita consapevole. Se questo rapporto viene vissuto appieno, il bambino può sopportare, senza traumi, il distacco dalla fase simbiotica con la mamma, imparando a relazionarsi in modo sereno ed equilibrato con il mondo esterno.
In questa fase di scoperta, il papà diventa anche il simbolo di sicurezza emotiva, con la mamma, e le altre figure vicine di riferimento (nonni? zii?).
Dai giochi alla realtà: dai 7 ai 10 anni
È in questa fase che il padre e la madre aiutano il bambino a distinguere il bene dal male, possibilmente non con lunghi discorsi o prediche, ma con il loro esempio. Se il papà si mostra dolce e gentile, il bambino imparerà a relazionarsi in questo modo. Se assiste ad urla costanti, violenza e bestemmie, sarà questo che riporterà nel mondo esterno.
Un bambino ormai cresciuto: dai 10 a i 18 anni
Durante l’adolescenza, quando il bambino si prepara a diventare un piccolo uomo, anche la figura del padre deve essere sì presente, ma senza giudicare i comportamenti del figlio: dovrebbe provare ad essere una guida che affianca senza schiacciare, presente senza opprimere.
Uno dei modi più belli di fare il papà è trasmettere ai figli il coraggio, la voglia di sognare, e il senso della bellezza della vita, rimanendo sempre loro stessi.
La paternità responsabile
Crescere un figlio è una vera e propria sfida per alcuni papà che non sono pronti, o che non sanno come essere presenti. Bisognerebbe aver chiaro, fin dal principio, che la cura e la crescita dei figli è responsabilità sia della madre che del padre, non un’esclusiva di un solo genitore.
Fin dai primi giorni, anche le madri possono aiutare i loro compagni ad essere emotivamente partecipi nella vita del bambino: dai pannolini da cambiare alle nottate insonni, dalle coccole ai giochi.
Ma non sempre questo basta a rendere un papà davvero presente. Alcuni padri, infatti, non riescono ad accettare il loro nuovo ruolo forse perché:
- non vogliono responsabilità;
- non hanno avuto una figura paterna quando erano “figli”;
- non hanno acquisito le capacità necessarie per creare un legame affettivo;
- si sentono sopraffatti dalle numerose richieste.
Conseguenze psicologiche di un padre assente
L’assenza del padre, dove per assenza si intende la mancanza di partecipazione e coinvolgimento nella vita del bambino, crea un vuoto psicologico, con ripercussioni, anche gravi, in vari aspetti della vita futura del bambino.
Vediamo insieme i più importanti:
- Problemi comportamentali: un padre assente può generare nel bambino problemi comportamentali, perché il bambino ha bisogno di un confronto continuo con il mondo esterno. La sola presenza fisica del genitore non basta a forgiare il carattere, ad aiutarlo ad affrontare il mondo.
- Insicurezza e ansia: un padre poco presente, oppure un padre che mette in discussione ogni attività del bambino genera nel piccolo ansia, insicurezza. È importante fargli capire dove sbaglia, ma in maniera costruttiva. Lo stimolo non va confuso con il disfattismo, con la negatività fine a se stessa
- Autostima: non riconoscendo pienamente l’affetto del padre, o non avvertendo senso di approvazione, il subconscio del bambino tende a ridurre la stima in se stesso. La personalità del bambino non è ancora pienamente sviluppata, pertanto sentirsi poco accettato da una figura così vicina e importante come quella del padre condizionerà l’evoluzione del suo carattere.
Fortunatamente ci sono tantissimi bambini che non risentono di queste assenze, e comunque non in modo così devastante, grazie alla madre e alla famiglia che si spende tutta attorno ai piccini. E poi ovviamente dipende tanto anche dal carattere e dai contesti, insomma, non possiamo e non dobbiamo generalizzare!
Padre assente: cosa succede da adulti?
L’adulto che ha avuto un padre poco presente continuerà, con molta probabilità, ad essere insicuro e ansioso, proprio come quando era bambino. Vivrà i rapporti sociali con distacco e superficialità, e avrà poca fiducia nei confronti degli altri.
Papà, per il bene presente e futuro di tuo figlio:
- Cerca di essere sempre presente nella sua vita;
- non sentirti escluso dal rapporto che ha instaurato con la mamma, ma cerca di farne parte;
- occupati di lui (pappe, cambio del pannolino, bagnetto, giochi, nanna), senza sentirti mammo, ma semplicemente papà;
- prenditi cura anche della mamma, sempre in modo rispettoso e attento;
- regalagli tempo, ma di qualità. Lo aiuterai a crescere sereno e a non avere problemi relazionali da grande.
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