Lutto perinatale: rompiamo il silenzio!

Conosci qualcuno che ha perso un bambino in gravidanza? Io si purtroppo… e la domanda che mi sono posta è stata: ma come si elabora un lutto così grande?La prima volta che ho sentito parlare di lutto perinatale ero una studentessa in tirocinio nel reparto di ostetricia. Quella mattina una mamma aveva perso il suo bimbo a 15 settimane di gestazione.

Ricordo perfettamente il suo sguardo straziato, gli occhi pieni di lacrime e il cuore spezzato che le batteva nel petto.

Ricordo il mio senso d’impotenza, il mio non riuscire a guardarla negli occhi, il mio desiderio di abbracciarla e piangere con lei.

Nel corso degli anni purtroppo altre persone intorno a me sono passate attraverso questa esperienza e io, sempre da esterna, mi sono trovata con il mio dolore da spettatrice impotente.

Quando quest’anno una coppia a me cara ha perso il suo bambino e un po’ è come se l’avessi perso anche io, perché a quel bambino ho voluto bene dal primo istante in cui ho saputo che c’era, la sua esistenza aveva già cambiato la mia essenza.

Ho deciso che volevo capire meglio come comportarmi, come poter rompere quel muro d’impotenza  e poter essere d’aiuto. Ho deciso di confrontarmi con una professionista del settore e altre mamme che hanno perso i loro bambini. 

La risposta comune a tutte è stata di parlarne, di non ignorare questa esistenza perché l’amore e il dolore che provano questi genitori è proporzionale ai sogni, ai desideri e al tempo in cui hanno fantasticato e parlato del loro bimbo. Non importa se adesso non lo possono stringere tra le loro braccia, quel bambino c’è stato e per sempre sarà con loro.

Sono qui per spezzare il silenzio. Quel silenzio che si crea intorno al lutto. Sono qui per dirvi che non siete soli, che se volete parlarne avete tutto il diritto di farlo.

Oggi Chiara, una bellissima persona e una mamma stupenda, condivide con noi la sua esperienza e spero che le sue parole vi arrivino al cuore come sono arrivate a me.

“Ero alla mia prima gravidanza, arrivata immediatamente e filata liscia come l’olio fino a 24 settimane di gravidanza…

Ricordo come fosse oggi ogni particolare, il programma che stavo guardano la sera prima di andare a dormire (Amici), il messaggio che ho scritto alla mia amica preoccupata perché Nicolò non rispondeva alle mie coccole, il tentativo di prender sonno con il mantra “va tutto bene sta solo dormendo”, la chiamata a mia mamma la mattina per farmi accompagnare in ospedale, l’ostetrica in cerca del battito, la chiamata a mio marito: “corri qui c’è qualcosa che non va”… l’eco che conferma che il cuoricino di Nicolò aveva smesso di battere... Poi arriva Alessandro… lo sguardo che ci siamo scambiati…

Il giorno dopo diciamo addio a Nicolò, nato in silenzio 5 anni fa… 

Abbiamo affrontato un travaglio ed un parto ma siamo tornati a casa in 2 a mani vuote… Abbiamo, e non ho, perché se normalmente i papà hanno un ruolo importante di assistenza in una fase così delicata di un evento importante e meraviglioso, quando si è consapevoli che il finale sarà triste, la loro presenza è fondamentale.

Immaginate di dover affrontare i dolori del travaglio… per nulla

Fondamentale perché spesso e aggiungo purtroppo, gli operatori sanitari non sono preparati ad accompagnare la mamma, la coppia in questa esperienza dolorosa e straziante, se non dal punto di vista medico… ma ci vorrebbe ben altro, e non parlo del tentativo di una visita in camera da parte della psicologa; parlo di tatto, interesse, assistenza continua che è ben lontana dal lasciare per ore da soli in sala travaglio una coppia confusa e in lacrime… parlo di preparazione anche per il post parto per le possibilità che ci sono di dire addio al proprio figlio, perché nessun mamma o papà è preparato, e nell’assurdità di ciò che si sono trovati ad affrontare non hanno la testa per cercare soluzioni nell’immediato. Noi a posteriori avremmo fatto scelte diverse se solo ci fossero state elencate tutte le possibilità.

Tutto ciò si potrebbe risolvere con corsi di formazione specifici che ogni reparto di ostetricia e ginecologia dovrebbe fare. In Italia abbiamo la Onlus Ciao Lapo che oltre a fornire assistenza tecnica e morale a tutti i genitori che subiscono un lutto perinatale, organizzano corsi di formazione per gli assistenti sanitari.

5 anni fa mi sono sentita dire che era la natura… ma io non c’ho creduto! Ho indagato, ho preteso di fare esami e ho scoperto il problema, ho cercato e scovato il ginecologo giusto. Gli aborti spontanei sono più frequenti di quanto si pensi, spesso fisiologici, semplicemente qualcosa va storto nella macchina della procreazione… ma in altri casi ci sono problematiche tecniche, spesso legate a condizioni della mamma, per cui scoprirle e “curarle” risulta vitale per il feto! Per l’SSN solo dopo il terzo aborto si può parla di poliabortività e sono previsti approfondimenti; se da una parte capisco che debba esserci una regola tenendo conto dei casi fisiologici, dall’altra per una mamma che vive un aborto è piuttosto crudele sentirsi dire che deve andare a tentativi prima che le spettano esami di verifica!

Mentre scrivo queste righe ci sono due vocine che riempiono le mie orecchie e il mio cuore, sono di Noemi e Nathan… e sono qui a riempire la mia vita grazie ad una cura specifica perché purtroppo non per tutti la strada verso la maternità e paternità è così facile e gioiosa.

Nicolò rimarrà per sempre impresso nei nostri occhi e nei nostri cuori… Perché ne parlo? Perché conoscere come sempre può salvare la vita e perché il silenzio che c’è intorno al lutto perinatale per noi che l’abbiamo vissuto è assordante! Se avete una figlia, una sorella, un’amica, una conoscente che lo ha subito o lo subirà, a meno che non sia lei a chiedere espressamente di non parlarne, chiedete! Parlare aiuta ad esorcizzare il dolore… parlare è dare importanza, è non dimenticare. Perché questi piccoli angeli il loro giretto sulla terra se lo sono fatti nel pancione delle loro mamme, il loro cuore batteva, loro hanno vissuto.. non sono niente!”

E con queste parole della dolcissima Chiara vi chiedo di inviarmi le vostre storie all’indirizzo mail irene.vaticano@yahoo.it perché vorrei dare voce a voi, ai vostri bambini perché intorno a queste mamme e questi papà non vi sia più del silenzio assordante ma tante parole piene di amore e comprensione.

 

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