Quando una neo-mamma mi contatta, o dei genitori si rivolgono a me (anche non alla prima esperienza), mi chiedono sempre se e come funziona la consulenza babywearing. Che sia dal vivo oppure online, si tratta di un momento di confronto ma anche, e soprattutto, di conforto tra mamme, tra mamma (o papà) e professionista. Spesso è più importante, ancor più dell’apprendere le legature della fascia, la parte emozionale di questi incontri, l’entrare in contatto con quella parte ormai dimenticata dei nostri bisogni primari.
Il babywearing può esser definito per questo motivo un metodo di accudimento vero a proprio, in quanto risponde al bisogno primario di contatto, e non di meno all’esigenza di sicurezza dei neonati. Di conseguenza, anche la consulenza babywearing è un momento di ascolto dei bisogni primari (di mamma, o papà e bambini).
3 cose che devi sapere prima della consulenza babywearing
1 Il contatto è un bisogno e non un vizio
Si dice che gli stereotipi siano duri a morire, ed è una grande verità. Quando si tratta di bambini poi, o di maternità e in generale genitorialità, ce ne sono ancora molti, per altro sempre difficili da estirpare. La prima cosa che devi assolutamente sapere, ma credo che se ti ascolti bene lo sai, è che il contatto è un bisogno e non un vizio. Il contatto fisico è infatti un bisogno primario, che non nasce da un capriccio, o tantomeno da un vizio.
L’attaccamento madre-figli, come dimostrato scientificamente, è un legame che va oltre l’appagamento del bisogno fisiologico di cibarsi o di nutrimento, è qualcosa che dura nel tempo e riesce a colmare, nei nostri piccoli arrivati, il bisogno di sicurezza, calore e accudimento che li accompagna già alla nascita.
Una consulenza babywearing che si rispetti deve tenere conto di questo, per aiutare portato e portatori a connettersi oltre la fascia o il marsupio, a capire che è in ballo l’espressione di un’esigenza primaria, non certo un capriccio.
2 Il bambino non si deve abituare a dormire da solo
Altra diatriba sempre molto accesa riguarda il momento del sonno dei bambini. Alla luce di quanto detto sopra, davvero qualcuno crede ancora che il bambino deve essere abituato a dormire da solo? Il caso del metodo Estivill e la promessa che in pochi giorni il bambino dormirà tutta la notte da solo (con il piccolo dettaglio di lasciarli piangere tutta la notte senza alcun contatto e per tanti giorni) sono l’esatto emblema che qualcosa non torna, che non tutti hanno chiaro il concetto di contatto come bisogno primario.
Talvolta tocca sfondare delle convinzioni, chiuse a chiave a doppia mandata, come delle porte che poi alla fine dall’altra parte non nascondono nulla di sensazionale. Si, perché non dico cose eccezionali: sto dicendo che i bambini hanno bisogno del contatto anche durante il sonno.
I risvegli notturni sono fisiologici ed avvengono per tanti motivi (cicli di sonno che durano massimo 45 minuti, necessità di alimentarsi ecc.), non possiamo fare altro che rassicurare i nostri piccoli proprio con la nostra presenza. Corpo, calore, tatto, cuore a cuore.
Ed ecco spiegato perché i bambini in fascia si addormentano spesso facilmente: bisogno di contatto ben appagato. Ancora e ancora.
3 La sicurezza è un bisogno dei neonati
Sembra banale, ma non è più così scontato: anche la sicurezza è un bisogno. Non un vizio o un qualcosa a cui si può ovviare, perché? Perché risponde ancora una volta a qualcosa di primordiale, che ha a che fare con l’essere umano: il bisogno di sentirsi al sicuro, protetti. Si tratta di qualcosa che abbiamo dentro, che ci caratterizza già dalla nascita. Spesso qualche mamma mi racconta che si è sentita dire frasi del tipo: “lo prendi troppo in braccio”, “la consoli troppo”, “poi si abitua”, “li vizi troppo”.
Ma la verità è che il bisogno di sicurezza è anch’esso primario e non è dovuto a comportamenti esterni (almeno in questa fase), quanto all’istinto di sopravvivenza ed autodifesa che caratterizza la nostra specie.
Il babywearing come metodo di accudimento
Scardinate queste convinzioni, fortunatamente da molti ritenute superate, possiamo concentrarci sul nostro amato babywearing. Cos’è il babywearing? La consulenza babywearing ti chiarirà le idee, anzi, ti aprirà proprio un mondo nuovo, un nuovo modo di pensare alla genitorialità e per accudire i tuoi piccoli.
Il babywearing è un metodo di accudimento, che non a caso, ha radici storiche molto profonde (si parla di migliaia di anni fa). Bambini e mamme e papà, genitori, sono consapevoli del bisogno di contatto, e lo accolgono. Il portare in fascia o in marsupio, risponde quindi ad un bisogno primario importante.
Non si tratta di moda, come qualcuno vorrebbe far credere, ma vuol dire abbracciare un bisogno essenziale. Proprio perché i neonati hanno consapevolezza del proprio corpo, ma anche l’idea di avere un confine che si acquisisce nel tempo… il tutto al sapore di battiti e calore.
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