Si può considerare la famiglia come una squadra, anche se gli interessi individuali apparentemente non confluiscono tutti verso lo stesso obiettivo? Certamente sì, perché il contributo di ognuno è indispensabile per il bene ed il benessere di tutti. L’equilibrio in famiglia è frutto di tanti tasselli, piccoli e grandi che convergono tutti verso uno scopo comune.
Essere genitori adesso è un compito ancora più arduo, come alte sono le aspettative legate a questo ruolo, ma tenendo a mente i piccoli consigli contenuti in questo articolo, sono certa che saprai creare, insieme al tuo compagno, una squadra davvero fortissima. Tieni però sempre bene a mente che in casi più delicati o complicati, io stessa sarei la prima a consigliarti un percorso terapeutico (psicologo ecc.).
Cos’è la famiglia?
La famiglia è il primo gruppo sociale in cui entri a far parte, al cui interno intrecci i primi rapporti interpersonali, e inizi a conoscere e a comunicare con un altro diverso da te. Non è solo uno spazio fisico dove sentirti al sicuro, ma il luogo per eccellenza degli affetti e delle relazioni profonde. Ecco perché godere di un buon equilibrio in famiglia è fondamentale per tutti i membri.
Nel corso degli anni si è assistito ad un cambiamento del concetto di famiglia: da una visione istituzionale (con particolare attenzione a ruoli e regole definite) si è arrivati ad una visione centrata sul soggetto, in cui ogni componente può esprimere e provare a soddisfare tutte le sue necessità. Se nella famiglia riesci a creare un equilibrio armonico tra singolo e gruppo, ne trarrai (come tutti i componenti) un grande beneficio e ti potrai considerare parte di una squadra fortissima, la famiglia appunto.
I 5 valori della famiglia
Per vivere in armonia con gli altri, occorre tener presente tanti valori fondamentali, presenti in ogni famiglia, che servono a portare serenità e benessere a tutto il nucleo familiare. Io ne elenco 5, ma sia chiaro, non sono necessariamente li stessi per tutti.
1. Amore
I gesti affettuosi sono una forma di comunicazione che ti permette di identificarti con il gruppo a cui appartieni. Diventa necessario, quindi, coltivarlo e mantenerlo nel tempo.
3. Tolleranza
Vivere in gruppo significa accettare gli altri con i loro pregi e difetti. Apprezzare una persona per i suoi pregi è facile, così come non accettare i suoi difetti, mentre vedere i pregi di una persona nonostante i suoi difetti è molto difficile.
4. Rispetto
Legato al concetto di tolleranza, c’è quello di rispetto dei limiti di ognuno. Tenere a mente questo valore permette di non essere egoisti e di non danneggiare gli altri. Bisogna imparare, soprattutto, a rispettare il punto di vista degli altri. Per questo è vietato imporre: anche i bambini vanno ascoltati e capiti, altrimenti non sarà possibile far funzionare davvero le cose.
5. Responsabilità
Essere rispettosi significa essere responsabili con gli altri, farsi carico di un compito che va a beneficio di tutta la famiglia (nella consapevolezza che il carico mentale dovrebbe essere equamente diviso. A mio parere, ovviamente.).
Perché la famiglia è una squadra?
La squadra, nella sua accezione classica, è formata da persone che collaborano in armonia (anche a distanza) per ottenere lo stesso obiettivo, nonostante siano preposte a funzioni diverse. Come la squadra di calcio dove attaccanti, portiere e difensori, seppur con ruoli diversi, si riconoscono come un unico sistema e pensano solo a farlo vincere.
Del resto, la famiglia non è una squadra nella quale uniti si supera ogni difficoltà?
Ricorda: non serve la tecnica come nelle squadre di calcio, ma bastano l’amore e la voglia di provare a condividere insieme questo percorso, senza dar spazio ad incomprensioni, indifferenza e prevaricazioni.
Come far funzionare la squadra chiamata famiglia
Il successo della squadra famiglia è basato sulla sinergia di tutti i membri. Non può gravare tutto su una persona, perché si creerebbe uno squilibrio che, a lungo andare, sfocerebbe nel malcontento.
Dividersi i compiti, invece, significa riuscire a fare più cose con meno stress e ritagliarsi del tempo per stare insieme, senza forzature o imposizioni. Tutto questo concorrerà a generare un buon equilibrio in famiglia, e anche personale.
Essere una famiglia serena oggi è molto più complicato rispetto a qualche decennio fa, perché bisogna dedicare attenzione sia alla struttura familiare (ruoli e obiettivi primari) sia all’unicità dei suoi componenti (i bisogni soggettivi).
Cosa occorre per l’equilibrio in famiglia?
Dialogo
Se ti capita di avere dei dubbi riguardo l’educazione di tuo figlio parlane con il tuo partner: troverai la soluzione al problema, e con il tempo sarà utile anche nei momenti di difficoltà.
Inoltre, il dialogo deve essere alla base della famiglia e coinvolgere soprattutto i figli: parlarsi, raccontarsi, spiegarsi serve a capirsi e a conoscersi meglio. Il tempo per parlare va sempre trovato, perché serve a rafforzare i legami familiari.
Supporto totale all’altro
Supporta sempre il tuo compagno e cerca il giusto sostegno (non temere di chiedere aiuto se da sola non riesci a gestire il nuovo ruolo di mamma o di mamma bis). Cerca di creare un rapporto basato su stima e rispetto reciproci, per sviluppare l’empatia, elemento fondamentale all’interno di una squadra.
Discussioni solo lontano dai bambini
Nel bambino che assiste alle discussioni dei genitori, nascono forti sentimenti di ansia e di insicurezza, in quanto vive questi episodi come lesioni alla stabilità familiare.
Ricordati di non spingere mai tuo figlio contro suo padre e di parlare sempre bene del tuo compagno in sua presenza, mostrando quanto vi rispettiate. È importante che il bambino senta che il vostro legame è solido, così da trasmettergli sicurezza e stabilità, e consolidare la sua educazione. Se dovesse capitare una discussione il bambino non dimenticherà che mamma e papà si rispettano e, nonostante abbiano idee divergenti, la tranquillità e la pace in famiglia possono esistere.
Scusa, piccolino!
Sembra banale, ma è importante sapere riconoscere i propri errori e chiedere scusa. Non solo al partner, ma anche ai bambini. Una giornata “no” può capitare a tutti, ma l’importante è saperlo riconoscere. In questo modo, i bambini interiorizzeranno questo comportamento etico.
Genitorialità
La famiglia è innanzitutto formata da una coppia: mamma e papà (o due mamme o due papà, secondo i propri orientamenti). Quando nascono i figli andare d’accordo anche sulle piccole cose (come gli orari in cui i bambini dovrebbero mangiare, i “no” da dire o non dire, lo sport da fargli praticare), diventa la cosa più difficile.
Discutere è inevitabile, perché non si è solo coppia, ma anche singole persone, ognuna con il proprio pensiero.
La regola principale è ricordarsi di essere una squadra, e per farlo si deve cercare un equilibrio tra i diversi modi di vedere le cose.
In inglese si parla di co-parenting (co-genitorialità): i vecchi ruoli sono ormai superati, non ci sono più le mamme che stanno solo a casa a pulire e a badare ai figli, così come non ci sono più i papà che non sanno scaldare un biberon (per capire come è cambiato puoi leggere qui ruolo-del-papà) Ognuno fa ciò che può, ed è coinvolto affettivamente alla stessa maniera, cercando di essere presente il più possibile con i figli.
Equilibrio in famiglia e benefici di un’educazione condivisa
Se prima era solo un genitore ad impostare l’educazione, oggi lo fanno entrambi, per evitare che uno dei due sia visto come il buono e permissivo e l’altro come il cattivo. Così facendo i bambini non svilupperanno sentimenti differenziati in base al ruolo assunto dai genitori.
Le punizioni devono essere impartire in accordo da entrambi: qualora venissero imposte solo da uno, l’altro dovrà rispettarle, senza metterne in discussione l’autorità ed, eventualmente, parlarne in separata sede, lontano dal bambino.
Vedere i genitori complici e alleati gioverà ai bambini, e li aiuterà ad avere un’educazione più solida, rafforzando la loro autostima e la loro indipendenza in futuro.
Collaborazione
Nella squadra è importantissimo il concetto di insieme e di fare con. I bambini dovrebbero essere educati fin dalla prima infanzia alla collaborazione, non al concetto dell’essere serviti e riveriti. Se vuoi che tuo figlio comprenda il rispetto e il valore di ciò che viene fatto per lui, devi fargli capire che sei disponibile, ma non a disposizione. Se non lo capisce da piccolo, diventerà un’impresa senza successo quando sarà grande.
Ad ognuno il suo… compito!
Quando nasce un bambino se è la mamma che per la maggior parte della giornata si occupa di lui, ma la famiglia, lo ripetiamo, è un lavoro di squadra, non una responsabilità individuale, e in questa squadra i due compagni si appoggiano a vicenda, e condividono in maniera equa il tempo e le cure da dedicare al bambino.
Quando il papà rientra dal lavoro può prendersi cura del piccolo (per esempio facendogli il bagnetto), o della mamma (magari preparando la cena). In questo modo lo stress della neomamma diminuirà in maniera considerevole, e si sentirà più tranquilla di godersi il suo piccolo.
Quando il bambino crescerà si potrà mettere in atto una nuova ed equa divisione dei compiti. Ci tengo a precisare, però, che equa non significa che ognuno deve fare lo stesso numero di attività dell’altra persona, ma dare una mano, valutando capacità e difficoltà dei diversi compiti.
Se il papà, per esempio, non sa cucinare è inutile delegare a lui la preparazione dei pasti.
Quali sono i fattori che ostacolano una divisione egualitaria delle mansioni domestiche?
Eccessivo perfezionismo
Quando si delega un compito ad un componente della famiglia è fondamentale lasciare che questa persona lo svolga come meglio crede, perché “fatto è meglio che perfetto”. Solo quando il compito sarà terminato, ma non avrà prodotto i risultati sperati, si potrà eventualmente discutere di come farlo meglio la prossima volta. Non esagerare, però, con le correzioni non necessarie, perché le persone intorno dopo un po’ si stancano di dover soddisfare le tue aspettative di perfezione.
Comunicazione non efficace
Se non sei in grado di comunicare gli impegni comuni, le cose da fare, le tue necessità e difficoltà, non sarà affatto facile creare un ambiente collaborativo.
Per creare un buon equilibrio in famiglia non basta, infatti, solo parlare, ma è necessario saper gestire la situazione e controllare le emozioni. Solo in questo modo la comunicazione diventa efficace, evitando malintesi e conflitti.
Non saper delegare
Imparare a delegare è la regola numero uno per una buona divisione dei compiti in famiglia. Per farlo bisogna porsi un obiettivo e osservare, con occhio critico, la persona giusta alla quale delegare. Sì lo so, non è un lavoro, eppure lasciando andare qualcosa sarete tutti più sollevati.
Come organizzare i compiti domestici?
Perché ci sia davvero collaborazione nella gestione della casa, può essere utile stilare una tabella delle mansioni da appendere in un luogo ben visibile della casa (solitamente il frigorifero), dove ogni settimana i diversi compiti verranno divisi, in modo bilanciato, tra i membri della famiglia, bambini compresi. Se i piccoli non sanno ancora leggere, prepara una tabella con immagini delle attività, in modo da indicare chiaramente quali sono i loro compiti.
Una tabella delle attività, due vantaggi!
Creando una tabella delle attività, si potranno osservare, nel tempo, 2 vantaggi:
- I componenti della famiglia non daranno per scontato che facciano tutto gli altri, evitando così malcontenti e mancanza di assunzione di responsabilità (soprattutto da parte dei bambini);
- con questa organizzazione strutturata si ridurrà il carico di lavoro per te e il tuo partner, e soprattutto vi sentirete soddisfatti per aver fatto partecipare anche i figli alla gestione della casa.
I bimbi più piccoli, naturalmente, avranno bisogno del vostro aiuto per svolgere i loro incarichi. È fondamentale che li incoraggiate e li sosteniate nei loro sforzi, anche se i successi sono minimi. Se possibile, fate in modo di creare un clima divertente e invogliante, e non dimenticate di premiarli applicando adesivi e stelline sulla tabella delle attività.
Faccende domestiche a misura di bambino
Non dimenticare che anche il tuo bambino può apportare il suo contributo nella gestione della vita domestica, a patto che gli vengano affidati compiti adatti alla sua età e alle sue capacità.
Ma di questo, ti anticipo, ne parleremo prossimamente, promesso!
Sostegno alla genitorialità
Come abbiamo ribadito più volte, la famiglia perfetta non esiste (da cosa misuri un buon genitore?) e un buon equilibrio in famiglia è dato da una scelta quotidiana che si fa insieme, giorno dopo giorno. Spesso, i consigli elencati in questo articolo non bastano per superare i problemi familiari e può rendersi necessario seguire un percorso di parent coaching (ma come funziona un percorso di parent coaching?).
Non c’è nulla di male a chiedere aiuto, e soprattutto non bisogna pensare di essere deboli o di aver fallito, anzi si dimostra di voler fare bene il mestiere del genitore (per il quale, lo ricordo, non esistono né manuali, né corsi).
Per qualsiasi dubbio puoi contattami senza impegno o scoprire come posso aiutarti con i percorsi di parent coaching!