Ansia da separazione nei bambini: dal nido al mondo

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Il bambino impara presto a riconoscere e ad attaccarsi alle persone che si occupano di lui. Più questo legame si rafforza, più il bambino diventa ansioso e si spaventa quando i genitori (o le altre figure che lo accudiscono) vanno via e si ritrova, magari, con degli estranei. Questa è la temuta ansia da separazione nei bambini, di cui avrai sicuramente sentir parlare, o magari la stai vivendo proprio adesso che tuo figlio ha iniziato l’inserimento al nido.

Voglio tranquillizzarti: per il bambino separarsi dai genitori significa distaccarsi da ciò che è familiare, conosciuto e che gli dà sicurezza, per iniziare a fare, da solo, nuove esperienze. La separazione è, però, un’opportunità di crescita, perché attraverso il progressivo allontanamento dalle figure di riferimento, potrà raggiungere la sua autonomia, e formare la propria identità.

L’ansia da separazione nei bambini fa parte del naturale sviluppo psicologico del bambino e, nella maggior parte dei casi, si risolve con il passare del tempo, e senza l’intervento dello psicologo o dello psicoterapeuta. Nell’articolo ti lascio qualche consiglio, che spero ti possa essere d’aiuto per affrontare e superare questa fase.

Cos’è l’ansia da separazione nei bambini?

L’ansia da separazione nei bambini è la paura, accompagnata talvolta da crisi di pianto disperato, che il bambino manifesta quando si separa dalle sue figure di riferimento (i genitori o le persone che si occupano di lui), ma anche quando si trova in presenza di volti nuovi, che percepisce come estranei. Compare intorno agli 8-10 mesi di vita e si intensifica tra i 18 e i 24 mesi, quando il bambino inizia sì ad esplorare l’ambiente in modo più autonomo, ma con il bisogno di tornare dal genitore alla ricerca di sicurezza.

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Tra i 3 e 6 anni (ma come sempre ricordo che ogni bambino è unico, e quindi anche i tempi possono essere diversi) si attenua fino a scomparire, perché a questa età il bambino inizia a familiarizzare con il concetto di permanenza dell’oggetto: qualcosa continua a esistere anche quando non si vede o non si sente. Lo stesso discorso vale anche per i suoi genitori o per il caregiver: vanno via, ma poi torneranno da lui.

Cosa spaventa davvero il bambino?

A 8 mesi il piccolo non ha ancora acquisito la giusta consapevolezza delle dimensioni spazio-tempo: se la mamma non è fisicamente presente o non sente la sua voce, per lui è come se fosse sparita per sempre, e quindi pensa che non tornerà più.  Anche lasciarlo da solo in cameretta per qualche minuto, o con una babysitter per qualche ora a lui sembrerà la stessa quantità di tempo. Questo crea nel bambino spavento, perché crede che la sua sopravvivenza dipenda dall’avere mamma o papà nelle vicinanze.     

L’ansia da separazione nei bambini, però, può essere anche un segno della crescente autonomia del bambino, che vuole esercitare il controllo sui genitori, impedendo loro di lasciarlo solo.

Ecco perché quando il genitore è presente ma deve andar via, il bambino, per trattenerlo, si aggrappa a lui, fa i capricci, oppone resistenza, nel tentativo di convincerlo a non andarsene.

7 consigli per gestire l’ansia da separazione nei bambini

Sono sicura che anche per te rimanere tranquilla di fronte al pianto disperato di tuo figlio e alle sue continue richieste di attenzioni non è sempre facile, e magari preferisci rinunciare ad uscire o a compiere le tue attività per non vederlo star male. Niente di più sbagliato, perché questo atteggiamento interferisce con la sua maturazione e il suo sviluppo psicologico.

Per provare a gestire meglio l’ansia da separazione ti lascio 7 consigli:

1.   Rassicuralo prima della separazione

Prima di allontanarti, prepara il tuo bambino alla separazione, salutandolo con un sorriso e rassicurandolo, con parole comprensibili per la sua età, sul fatto che non andrai via per sempre, ma che ritornerai. Evita le sparizioni improvvise: ogni bambino ha bisogno di fidarsi delle sue figure di riferimento, di sapere che può contare su persone responsabili e affidabili, che se promettono poi mantengono le promesse, mentre un adulto che scompare di nascosto lo spaventa e lo rende insicuro.

2.  Non sottovalutare il suo dolore

Le reazioni di protesta o di tristezza alla separazione vanno rispettate, non ignorate. Accogliere il suo disagio lo farà sentire capito, ascoltato, e lo renderà più sicuro. Frasi del tipo “Ormai sei grande, non devi piangere”, o assumere un atteggiamento che sminuisce il suo dolore, producono solo un effetto negativo sul bambino.

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3.  Usa la voce per consolarlo

Se tuo figlio piange anche quando ti allontani per andare in un’altra stanza della casa, non correre immediatamente a confortarlo, ma chiamalo: in questo modo, anche se non riesce a vederti, prenderà coscienza della tua presenza.

4.  Crea un rituale per il distacco

Puoi provare a creare una routine breve, magari dicendo “La mamma tornerà a prenderti dopo il lavoro. Ti voglio bene”, poi abbraccia tuo figlio e vai. Mantenendo questi momenti di separazione uguali ogni volta, crei una transizione familiare dall’essere con te all’essere senza di te.

Qualora i programmi della giornata, però, dovessero cambiare avvertilo in anticipo.

5. Incoraggia la socializzazione

Al parco o alle feste, incoraggia le relazioni sociali, ma non forzarlo a interagire: aspetta che sia lui ad interessarsi agli altri, seguendo le sue inclinazioni caratteriali. Rimani nel suo campo visivo anche quando inizia a giocare con qualcuno. Consolalo se qualcosa non va, perchè questo supporto lo aiuterà a sentirsi a suo agio nei futuri contesti sociali.

6. Lasciagli la sua indipendenza dopo il pisolino

Se si sveglia dal pisolino e sta giocando tranquillo nel suo lettino, non correre a prenderlo in braccio, ma fagli capire che anche da solo può divertirsi. Scoprire che si sente a suo agio anche senza di te aumenterà la sua sicurezza e indipendenza.

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7. Rimani tranquilla al momento della separazione

Il consiglio forse più difficile da mettere in pratica: non mostrare la tua preoccupazione. I bambini percepiscono le emozioni dei genitori e le utilizzano per valutare la pericolosità delle situazioni. Se rimani calma lo aiuterai a fare lo stesso.

Aiuto: c’è l’inserimento al nido!

L’inserimento al nido è un momento pieno di preoccupazioni e paure sia per i genitori, sia per il bambino. Il cambiamento, infatti, riguarda tutti: il piccolo affronta il primo importante distacco dal suo contesto familiare, e i genitori devono gestire questo momento di separazione, delicato anche per loro.

Da mamma capisco bene che lasciare tuo figlio alle cure di altre persone (che magari neanche conosci) è la parte più difficile, soprattutto se fino a qualche giorno prima avete vissuto in simbiosi. E poi devi imparare a fidarti delle educatrici e ammettere con te stessa che il tuo piccolo sta crescendo.

Inserimento al nido e ansia da separazione: le diverse fasi

Quando si avvicina il momento dell’inserimento al nido è normale che l’ansia da separazione nei bambini bussi al tuo cuore e a quello del tuo bambino. Lui, per la prima volta, si troverà a passare tanto tempo con persone che ancora non gli sono familiari, mentre tu soffrirai e ti sentirai in colpa perché vivrai questo momento (soprattutto all’inizio) come un abbandono.

Se il tuo bambino piange accogli (il più serenamente possibile) la sua reazione, perché è una naturale risposta al cambiamento. Col pianto, infatti, i bambini dimostrano la paura per una situazione nuova che ancora non conoscono, e che non sanno come sarà. Non sempre un bimbo che piange è disperato, puo’ solo aver bisogno di attenzione, o essere arrabbiato, o scaricare così lo stress di una situazione che non comprende.                                                       

A seconda dell’età, i bimbi e i genitori vivono l’inserimento al nido con modalità e difficoltà diverse.

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  • I bimbi molto piccoli hanno ancora un rapporto fortemente simbiotico con la mamma. Possono, pertanto, emergere ansie di separazione e sensi di colpa soprattutto nel genitore. Il bimbo ha meno consapevolezza di quello che accade ed è fondamentale in questa età una vicinanza ed un’attenzione molto fisica da parte dell’educatrice.
  • Intorno all’anno e mezzo, quando iniziano o hanno già imparato a camminare, i bimbi hanno curiosità di esplorare il mondo, ma allo stesso tempo devono sapere che c’è una base sicura, la mamma o la figura di accudimento, da cui poter tornare. E’ fondamentale, quindi, comunicare fiducia al bimbo, fargli capire che il mondo può essere un posto accogliente e mostrarsi sereni al suo ritorno. Questa è la fase definita di esplorazione e di riavvicinamento.
  • Nei bimbi più grandi la separazione da inserimento al nido può essere più complicata, dal momento che comprendono maggiormente la separazione, e vivono come un abbandono la fase del distacco. In questa fase le rassicurazioni che la mamma o il papà torneranno a prenderli non sono mai troppe.

L’importanza dell’ambientamento al nido

L’inserimento o ambientamento al nido è pensato proprio per non creare una separazione traumatica tra bambino e genitori, mentre per le educatrici è un fondamentale momento di conoscenza (non certo esente da preoccupazioni). L’importante è che tutti vivano questa nuova esperienza con serenità.

  • Al bambino l’ambientamento serve per acquisire familiarità con gli spazi del nido e per conoscere gli altri bambini, le educatrici e apprendere la nuova routine. Rispettando i suoi tempi, offrendogli la prevedibilità di ciò che accade momento per momento, sviluppa la giusta sicurezza emotiva, per iniziare la fase di esplorazione e quella di decentramento dalle sue figure di riferimento.  Con l’ambientamento il bambino entra a far parte di un contesto sociale nuovo, allargato rispetto a quello familiare, e pertanto vive sentimenti contrastanti: desiderio d’incontro, avvicinamento, interesse nei confronti di spazi, oggetti e bambini non conosciuti, ma anche momenti di nostalgia e bisogno di sostegno da parte dell’adulto.
  • Il genitore, in questa fase, può conoscere gli altri genitori, esplorare l’ambiente, osservare come il proprio bambino si relaziona con gli altri e vivere insieme l’esperienza di stare al nido. Questo lo aiuterà a prepararsi alla separazione dal proprio bambino, perché se al momento del distacco è l’adulto a soffrire, il bambino soffrirà di riflesso. Il ruolo principale del genitore è quello di essere la base da cui il bambino trae la sicurezza necessaria per affrontare la nuova avventura.
  • Per leducatrice questo è un tempo prezioso, perché può osservare le abitudini del bambino e, gradualmente, diventare una figura a lui familiare. Qualora il bambino dimostrasse molta sofferenza per la nuova situazione, l’educatrice sarà in grado di valutare se il disagio del bambino è tollerabile in assenza del genitore o se è importante la sua presenza per calmarlo. Sarà un’opportunità per affiancare e sostenere il genitore, creando così una relazione di fiducia.
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10 consigli per affrontare l’ambientamento al nido con il sorriso

Per gestire al meglio la situazione potrebbe esserti utile seguire questi consigli. 

  1. Porta il tuo bambino a vedere il nido prima di andarci per l’inserimento: in questo modo potrà osservare tutti gli spazi, conoscere le figure educative e gli altri bambini, iniziare a familiarizzare con l’idea che passerà con loro un po’ di tempo tutti i giorni.
  2. Utilizza una storia, già esistente o costruita apposta per lui, con delle immagini o delle foto in cui si racconta come sarà la sua giornata al nido, così saprà cosa gli accadrà momento per momento (gli servirà per apprendere la nuova routine).
  3. Non stravolgere le sue abitudini, inserendo altre novità che potrebbero metterlo ancora più in ansia (togliere il ciuccio, il pannolino, cambiare letto).
  4. Permettigli di portare con sé un oggetto per lui rassicurante (oggetto transizionale), per ricordargli la continuità tra due luoghi e soprattutto la continuità degli affetti che non scompaiono anche se non sono fisicamente presenti.
  5. Non andare mai via senza salutarlo, perché così facendo innescherai incertezza e la sensazione di non potersi fidare di te. Il momento del saluto, invece, è molto importante per trasmettergli sicurezza e serenità, perché lo stai lasciando con persone di cui ti fida e che si prenderanno cura di lui al meglio.
  6. Andare all’asilo deve essere percepito come una cosa positiva, un importante passo verso la crescita e la costruzione dell’autonomia. Potresti dirgli che lui va a scuola, così come la mamma e il papà vanno a lavoro, che sono tutte belle attività e che poi ci ritroverà assieme al pomeriggio o alla sera.
  7. Ritagliati del tempo, quando lo vai a prendere, per stare solo con lui, senza distrazioni, per fargli sentire la tua presenza.
  8. Rispetta i suoi tempi, perché (come dico sempre) ogni bambino è diverso. C’è chi si adatta facilmente, magari perché già abituato a socializzare con i pari, e chi, invece, ha bisogno di più tempo per portare a termine l’inserimento.
  9. Può accadere che tuo figlio non voglia più andare al nido. Aiutalo a superare questa fase, e magari confrontati con le educatrici, per sapere se ci sono problemi particolari o è solo un momento.                           
  10. Tieni presente che, se c’è a casa una sorellina/un fratellino, potrebbe temere di perdersi qualcosa di importante. Puoi rassicurarlo, magari raccontandogli cosa è successo in sua assenza.

È fondamentale…                                                       

Oltre a questi consigli, mi preme ricordarti che mostrare fiducia in tuo figlio e nelle figure educative che si prenderanno cura di lui è fondamentale. Il tuo bambino sta intraprendendo un percorso importante per la sua crescita e ha bisogno di tutto il tuo sostegno.               

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Io, in qualità di parent coach, sono a disposizione per ogni dubbio e chiarimento (contattami senza impegno), ti invito anche a far parte di Accademia Mamma: un luogo sicuro per le mamme in cerca di informazioni attendibili e conforto sincero!

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