Come non impazzire a tavola con i bambini selettivi
“Quella minestra non mi piace, mi fa schifo” è una frase che probabilmente avrai avuto modo di sentire svariate volte dai figli delle amiche, o magari dai tuoi bambini, in situazioni conviviali di uscite tutte insieme, o a casa dai nonni. Quando non sono i tuoi figli, forse la situazione potrebbe apparire quasi divertente, come una qualche tipologia di sciopero infantile verso l’accudimento di noi adulti. Ma posso dirti con certezza che, l’alimentazione selettiva nei bambini rappresenta una preoccupazione ed uno stress non da poco per molti genitori.
Prima di tutto grazie all’informazione, e avendo avuto modo di studiare diventando infermiera e poi consulente dell’allattamento, ho potuto apprendere alcune dinamiche dell’alimentazione selettiva che mi hanno aperto letteralmente un nuovo mondo. Ti dico subito che puoi stare tranquilla: i bambini selettivi con il cibo non sono malati o non hanno necessariamente dei problemi fisici (salvo altri disturbi osservati, comunque da verificare con chi di dovere).
Parola d’ordine: non chiamateli capricci!
Arriverà un momento in cui il tuo bambino tenderà a spostare il piatto che gli hai proposto, o a volere unicamente una tipologia di alimento, si il momento più temuto dalle mamme di solito ( non a caso anche in Accademia Mamma affrontiamo sempre tematiche legate all’alimentazione con delle professioniste qualificate). Noi dobbiamo chiederci alla base di questo rifiuto cosa c’è? Come genitori è normale sentire come un enorme peso o stress (perché non mangia niente? Non crescerà bene? Sto sbagliando qualcosa?), ma sappi che non ci sono quasi mai cause organiche (per tutti i dubbi del caso rivolgiti al pediatra di riferimento).
L’alimentazione è un aspetto molto importante nello sviluppo di un bambino tanto da considerarlo parte di un’ evoluzione nell’affermarsi come individui autonomi. In questo viaggio alla scoperta della propria identità, talvolta si possono osservare le prime difficoltà alimentari.
Nella maggior parte delle situazioni si tratta solo di fasi che sono:
- transitorie;
- temporanee;
- lieve entità;
- si risolvono in tempi brevi.
In altri casi, se persistono con il tempo, possono divenire dei veri e propri disturbi della nutrizione e alimentazione, che necessitano di una diagnosi che implichi la partecipazione di professionisti come lo psicologo, il pediatra e il nutrizionista. Se nutri dei dubbi, come detto poco fa, o sei preoccupata per la salute del tuo bambino, non avere timore di parlarne con il pediatra.
L’alimentazione selettiva nei bambini non è strana
Bisogna partire dal presupposto fondamentale che l’alimentazione selettiva nei bambini anche molto piccoli, non è una cosa così strana e non c’è da allarmarsi (salvo non si notino anche altre cose).
Erroneamente, si pensa che la conoscenza verso un alimento con i suoi sapori, consistenze e odori, coincida solo con la fase di svezzamento (come iniziare lo svezzamento?). In realtà, lo sviluppo del gusto e delle abitudini alimentari hanno origine a partire dalla gravidanza, proseguendo per l’allattamento, per poi giungere alla fase finale del suo sviluppo, nel momento in cui si propongono cibi diversi dal latte.
Fasi di vita, fasi alimentari
Il primo anno di vita è tutta una nuova scoperta e in parte una conferma di ciò che già hanno avuto modo di conoscere nella pancia della mamma. L’introduzione di nuove consistenze e altrettanti odori, andranno a formare insieme allo sviluppo del gusto, percezioni che possono, in alcuni casi, non essere ben accettate dai bambini. Il mio consiglio è sempre andare per gradi, e ti ricordo che il latte (materno o in formula) dovrebbe restare l’alimento principale almeno fino all’anno di vita (indicazioni allattamento dell’OMS).
Attorno ai 18 – 20 mesi, quando si è nel bel mezzo di una fase esplorativa, entra in gioco la neofobia. Un termine che potrebbe spaventare e a ragione mettere in crisi moltissimi genitori che si ritrovano all’improvviso con un bimbo che rifiuta qualsiasi pietanza venga proposta. È un momento transitorio e che si risolverà in tempi rapidi, ma che ha bisogno di attenzione, premura e una buona dose di pazienza.
La neofobia alimentare è un riflesso primitivo, che ha il compito di mettere in guardia l’essere umano da tutto ciò che è sconosciuto, come possono essere gli alimenti nuovi e mai assaggiati. È una fase che andrà avanti fino ai 6 anni circa, con un’alimentazione selettiva nei bambini che magari fino a poco tempo prima mangiavano di tutto, per poi diminuire e scomparire del tutto fino all’adolescenza quando entreranno in gioco diversi fattori che possono portare a disturbi alimentari di natura più complessa.
La paura del rifiuto
La paura del rifiuto alimentare è tutta dei genitori. Occorre considerare il rifiuto di un particolare alimento, per lo più nuovo, o fatto di consistenze diverse da quelle proposte precedentemente, come qualcosa di probabile le prime volte, e che quindi non ha nulla a che vedere con una più ampia selettività alimentare. La scelta mirata verso un certo tipo di cibo, che ad esempio potrà avere un colore predominante (come il verde per le verdure nel piatto), una forma ben specifica e una altrettanta consistenza, è differente dalla neofobia.
Quello che però è importante sottolineare è che, in entrambi i casi, una mancanza di risoluzione e un protrarsi nel tempo possono avere conseguenze sulla crescita e sullo sviluppo infantile fino a svilupparsi in disturbi alimentari.
Cosa fare se tuo figlio è selettivo?
Come possiamo noi genitori fare in modo che queste fasi così importanti nello sviluppo della percezione alimentare, avvengano in maniera naturale? La risposta a questa domanda è molto ampia e moltissimi possono essere gli spunti da cui partire.
Considerando che stiamo parlando di alimenti possiamo pensare a una ricetta che possa essere utile per costruire un rapporto duraturo con il cibo: partendo dall’essere d’esempio per i nostri figli ancora prima che vengano al mondo. Prevenire il rischio di una neofobia non risolta, o il protrarsi di una selettività nello sviluppo, è possibile giocando in anticipo dallo svezzamento o meglio dalla alimentazione complementare.
Una ricetta per tutti non esiste e come ben sappiamo ogni bambino è diverso, unico e con un proprio carattere che lo contraddistingue. Tuttavia esistono alcuni comportamenti che noi genitori possiamo mettere in atto:
1 Cibi variegati
Pensa a quanto possa essere noioso mangiare sempre le stesse cose, sapori sempre uguali e consistenze che non sono nemmeno attraenti. Non c’è bisogno di partecipare a Masterchef per scacciare la monotonia che prevale nelle nostre preparazioni, basta semplicemente variare seguendo in caso la stagionalità degli alimenti (te ne parlo anche a proposito di autosvezzamento).
Fantasia in cucina non significa inventarsi provetti cuochi stellati e ricorda che la semplicità è sempre l’arma migliore in ogni situazione. In cucina ancora di più.
2 Mangiamo le stesse cose?
Siamo esempi per i nostri figli offrendo loro le stesse cose che mangiamo noi. È più o meno come il medico che consiglia di non fumare al nonno, e lo fa con la sigaretta accesa in bocca. Sappiamo che il fumo è dannoso, ma il messaggio che viene lanciato dal curante è incoerente. Non trovi?
Allo stesso modo, essere il modello da cui prendere spunto è il primo passo per un bambino che si approccia a nuovi sapori, consistenze e odori. E se non mangia a tavola c’è sempre un motivo e potrebbe essere quello di un rinforzo positivo esterno come ad esempio, il latte o il grissino alcuni minuti dopo essersi alzati. Smangiucchiare qualcosa tra un pasto e l’altro perché siamo preoccupati è dare un segnale sbagliato e che potrebbe portare maggiore confusione. In fin dei conti chi vorrebbe mangiare qualcosa di nuovo, mai conosciuto e assaggiato se sa bene che dopo potrà invece gustarsi un alimento più buono?
Ovviamente il tutto in base all’età dei piccini e con molta fluidità, cioè senza rigidità in tutti i sensi.
3 Ci vuole calma
… e sangue freddo, citando una famosa canzone! Ma la calma ci vuole davvero. Se sei sempre nervosa al momento dei pasti non farai che generare anche ansia dall’altro lato, ed un bambino ansioso e confuso non avrà piacere di provare cibi nuovi o preparazioni diverse dal solito.
4 E se non mangia?
I bambini si autoregolano, ricordi? Non si lascerà morire di fame, quindi è importante non essere ossessionati e impuntarsi se non mangiano. Sarò impopolare, ma ad oggi, se saltano un pasto e non gli si propone il rinforzo dopo, non capita nulla. mangeranno di più dopo!
5 No alle apparizioni
No alle apparizioni, si alla continuità. Bisogna continuare a proporre nuovi alimenti, magari non il giorno dopo, ma in seguito e cambiando la consistenza. È importante che non spariscano dalla tavola!
La scelta del cibo
Tutti i bambini affrontano il mondo con curiosità, a maggior ragione se siamo noi adulti a proporre loro i mezzi per poterlo fare con naturalezza. Hai mai pensato di coinvolgerli nella scelta del cibo, della ricetta facendoti aiutare anche nella preparazione?
Moltissimi genitori a questa domanda scuotono la testa e pensano che coinvolgere i propri figli nella quotidianità sia troppo presto, ma in realtà non c’è una età specifica. Il problema non è l’alimentazione selettiva nei bambini, che come detto è frequente, ma il modo che scegliamo per affrontare la situazione.
Tocca a noi dare loro gli strumenti giusti, e possiamo farlo coinvolgendoli quando facciamo la spesa al supermercato, a casa cucinando insieme e mangiando tutti a tavola con ciò che si è preparato.
Il valore aggiunto sta in un pizzico di pazienza e calma, ma soprattutto una conoscenza di ciò che stiamo affrontando. Per questo ho pensato al corso Svezzamento a prova di bambino, per supportare i genitori in questa fase cruciale. Se hai bisogno contattami e troveremo la soluzione giusta per voi!